Intervista a Walter Lodali: la terza generazione di un'azienda storica
25
Mar

Per la seconda intervista di questo mese abbiamo avuto l’onore di conoscere e ospitare (anche se solo virtualmente) Walter Lodali, proprietario e produttore dell’Azienda Lodali di Treiso. Di seguito la trascrizione dell’intervista, in cui Walter ci racconta la sua storia e l’amore per la sua terra.
- I: Buongiorno e benvenuti in questa serie di interviste con i nostri produttori! Oggi siamo in compagnia di un produttore piemontese, Walter Lodali dell’Azienda Lodali di Treiso. Siamo felici che abbia accettato il nostro invito a raggiungerci sui canali di ATuttoVino e vogliamo rendervi partecipi di come è nata l’Azienda Lodali e della tradizione che la contraddistingue. Parleremo anche del bellissimo paesaggio che circonda la realtà di Lodali, immersa in un Patrimonio Mondiale dell’Umanità, le Langhe.
- W: Grazie ad ATuttoVino, è un piacere essere qui. Diciamo che mi sento molto fortunato ad essere nato in questa zona perché per me è la zona più bella del mondo (non sono il solo a pensarlo). La mia famiglia? Ha sempre vissuto di viticoltura; mio nonno nel 1939 aveva un’Osteria nel comune di Treiso (nella piazza principale) e per gioco, ha iniziato a produrre vino per i suoi clienti. Dopo due o tre mesi, il vino diventò una richiesta costante. Nel dopoguerra, mio nonno acquistò l’unica casa presente nella piazza del paese e lì, costruì una Cantina. Dopo 80 anni siamo ancora qui. Abbiamo una superficie vitata di circa 16 ettari che di dividono in due zone: la zona del Barbaresco a Treiso e la zona del Barolo nel comune di Roddi (siamo anche produttori del Barolo). Possiamo produrre, vinificare e invecchiare il Barolo fuori dalla zona di produzione perché siamo un’azienda storica. Mio padre produceva il Barolo già negli anni ‘60! Abbiamo quindi un permesso rilasciato dal Ministero dell’Agricoltura che ci permette di lavorare il Barolo a Treiso.
- I: Avete da poco festeggiato gli 80 anni dalla prima vendemmia! Nel 2019 se non sbaglio…
- W: Si, esatto. Ottant’anni a dicembre 2019, poi è arrivato il Covid. Avrei voluto festeggiare in grande questo traguardo ma non ho potuto. Appena questo periodo sarà passato, sarò lieto di invitarvi a festeggiare tutti in Azienda. Questi 16 ettari vitati rendono ben 14 vini: tre bianchi di cui uno Chardonnay, un Roero Arneis e dalla vendemmia del 2020 un Langhe Favorita. Dopodiché abbiamo un Dolcetto d’Alba, due tipologie di Barbera, un Nebbiolo d’Alba, due tipologie di Barbaresco e due di Barolo, un Langhe Rosso che è un assemblaggio e un Moscato d’Asti. Sono tutti vini tipici della nostra terra.
- I: È davvero stimolante sapere che ci sono tradizioni che continuano a vivere nel tempo. Lei fa parte della terza generazione di Lodali, giusto?
- W: Esatto. Purtroppo, abbiamo perso mio padre nel 1982. Tengo a precisare che mia madre era una parrucchiera, si è reinventata totalmente. Rimase sola con me, avevo quattro anni, avrebbe potuto benissimo vendere l’Azienda e decidere di fare qualsiasi altra cosa, invece ha deciso di portare avanti tutto, è soprattutto grazie a lei che sono arrivato quì. Grazie anche alle persone che lavoravano con mio padre, ci hanno aiutato tantissimo nel portare avanti questa realtà. Una volta cresciuto mi sono diplomato alla Scuola Enologica nel 1998. Dal 1998 al 2005 ho gestito due ristoranti di famiglia e tutt’ora rimangono tali ma li ho dati in gestione. Il lavoro che amo e in cui metto tutto me stesso è fare vino. Nel 2005 ho deciso di prendere in mano le redini dell’Azienda dandole una nuova immagine, ma non solo. Ho dato vita ad una selezione dedicata a mio padre con le uve prodotte dai vigneti storici dell’azienda: la Linea Lorens (il nome di mio padre in dialetto piemontese), un omaggio a mio padre. In questa selezione ci sono: uno Chardonnay, un Barbera, un Barbaresco e un Barolo Lorens.
- I: Questi vigneti sono anche molto antichi?
- W: Eh si. Il Barbaresco Lorens ha più di 55 anni, è il vigneto più vecchio che ho. Subito dopo c’è una piccola porzione di Barbera d’Alba e poi il Barolo Lorens. Mentre lo Chardonnay è nato successivamente. Dal 2005 sono passato al legno piccolo (barrique francesi, tonneaux), ho fatto le mie esperienze. Ma dalla vendemmia 2017 in poi, tutti i miei Barbaresco e Barolo Lorens, sono tornati ad essere prodotti con il metodo tradizionale (botte grande, legni non tostati…). Ho cambiato tutta la tipologia di vinificazione (in cemento con cappello sommerso); arriviamo addirittura ad un mese e mezzo di fermentazione. Sono tornato alle origini, come facevano mio nonno e mio padre.
- I: La tradizione ha vinto in questo caso.
- W: La tradizione ha vinto perché abbiamo un vitigno come il Nebbiolo che non bisogno di nulla. Per il Barbera continuerò ad utilizzare il legno piccolo, perché secondo me ci può stare, ma il Nebbiolo assolutamente no. È già fine ed elegante così com’è. Insomma, è il vino che deve lavorare sulla botte e non la botte che deve lavorare sul vino.
- I: Parlando invece delle vigne; quali sono le vigne adibite alle diverse produzioni? Dove sono ubicate?
- W: Proprio nell’ottica del ritorno alla tradizione, ho voluto fare un passo in più, dalla vendemmia del 2020 ho voluto vinificare cru per cru. In poche parole, adesso ho due Barbareschi, ma dalla vendemmia 2020 avrò il Barbaresco Rocche dei Sette Fratelli, un altro Barbaresco con menzione geografica Giacone, un Barbaresco con menzione geografica Ferrere e un Barbaresco Riserva Rocche Massalupo e poi ci sarà il Lorens con la menzione geografica in etichetta “Giacone”. Arriverò a fare cinque tipologie di Barbaresco in soli 3km di territorio aziendale. Da qui a cinque anni arriverà il Bricco di Treiso, uno dei cru più famosi di Treiso, un produttore famoso di questa tipologia è Pio Cesare, abbiamo i vigneti confinanti. Il comune di Roddi si trova a 15km dall’azienda ed è uno degli 11 comuni dove si può produrre il Nebbiolo da Barolo. Ho solo una menzione geografica aggiuntiva che è il Bricco Ambrogio, che sarà presente anche sull’etichetta del Barolo Lorens. Questo è il panorama di quello che succederà nella Cantina Lodali riguardo i vini. Da Settembre, ci sarà un altro enorme cambiamento, l’immagine dell’Azienda subirà un’evoluzione. Uno studio importante italiano mi stà seguendo in questo progetto (cambierà il logo, l’etichetta…). La linea Lorens avrà l’etichetta del primo vino prodotto nel 1958.
- I: È un omaggio bellissimo!
- W: Anche la linea Lorens è un omaggio, ma sapere che anche l’etichetta è la stessa prodotta e inventata da mio padre, mi da ancora più soddisfazione.
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- I: Parlando dei suoi ristoranti in gestione. Quali sono i piatti tipici del suo territorio da accompagnare ai suoi vini?
- W: Iniziamo da un vino che mio nonno beveva a colazione alle 6 del mattino: il Dolcetto d’Alba. Un vino da tutti i giorni e che io accompagno con pane e salame DOP. Con il Barbera, abbino sempre la Bagnacalda, un piatto tipico della nostra zona. Agnolotti del Plin con il Nebbiolo e anche con il Barbaresco, perché no? Con il Brasato, che è una carne importante, la selvaggina o formaggi ( in particolare il CastelMagno) il Barolo. Sono alto 1,90 e peso 130kg: mi piace mangiare. Mi ha fatto una domanda in cui sono preparatissimo!
- I: Speriamo di poter venire presto anche noi a gustare questi buonissimi piatti e a degustare i vostri vini, che beviamo già da qui, ma con il paesaggio giusto è tutta un’altra cosa.
- W: Invito sempre i miei clienti a venire in Azienda perché una volta conosciuta la realtà Lodali qui sul posto, il vino è ancora più buono! Abbiamo clienti tedeschi che da venticinque anni quando prenotano non chiedono solo il Barbaresco ma soprattutto le frittatine di mamma Rita! Siamo una famiglia alla buona!
- I: Vorremmo assaggiarle anche noi quando verremo! Per quanto riguarda invece le visite in Cantina, come si possono fare?
- W: Nel 2019 abbiamo avuto circa 2000 ospiti nella nostra cantina. L’abbiamo rinnovata ristrutturando la sala degustazioni. C’è una persona addetta alla visita. Siamo prontissimi a ricevere tutti quelli che vorranno venire a trovarci; si potrà prenotare sul sito internet o tramite telefono. Abbinati ai vini, ci saranno sempre i prodotti locali da mangiare (preparati da mia madre).
- I: Grazie Walter, grazie per averci raccontato la sua storia. Non vediamo l’ora di venire da lei, invito tutti a farlo!
- W: Faccio un brindisi ad ATuttoVino, speriamo che il Covid sparisca perché non ne possiamo più. Vi aspetto in cantina a braccia aperte!
- I: Grazie Walter e buon lavoro!
- W: Grazie a tutti!
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